Progetto Gesti
Gesti

La socialità umana è animata da gesti, che ne scandiscono la comunicazione nella sua forma più intima e ancestrale. Il gesto ha in sé una carica espressiva, comunicativa, ma anche estetica e talvolta teatrale. La sua etimologia è da ricondursi al verbo latino gerere, letteralmente “compiere”. E’ l’unità, la base della comunicazione umana, capace di valicare lingue e distanze.

La pandemia in corso ha generato un improvviso black-out nella sfera gestuale che ha cancellato ogni tipo di contatto, trasformandoci in esseri socialmente incompiuti, costretti ad una condizione forzata di solitudine. L’unica arma di resistenza al contagio, quella del distanziamento, ha generato una lotta contro un nemico invisibile e contro se stessi: limitare le possibilità di contagio significa contestualmente danneggiare la dimensione umana più aperta e vitale.
Se il lockdown ha rappresentato a questo proposito una fase emergenziale di sospensione, quella successiva della ‘riapertura’ racconta una nuova normalità nella quale abbiamo interiorizzato la messa al bando ogni tipo di contatto, prendendo coscienza che tale vuoto non potrà essere colmato ritornando ad essere ‘quelli che eravamo’.
La gestualità, per sua natura in continua ma impercettibile evoluzione, ha subito uno stravolgimento che ha sostituito lo sguardo ad ogni tipo di contatto. Gli occhi, isolati dal resto del viso celato dalla mascherina, sono gli unici veicoli espressivi in una dimensione antisociale di corpi silenti.
“GESTI” nasce come esigenza di indagare tutto ciò che non può essere compiuto, quel vuoto generatosi fra il prima e il dopo. E’ un processo che pone l’attenzione sulla fisicità delle relazioni quotidiane e sugli effetti e le implicazioni scaturiti dall’autocensura.
La nostalgia (il famoso dolore del ritorno) mi ha portata a “fissare” delle piccole porzioni di una realtà passata, che ho decontestualizzato affinché assurgessero a frammento di vissuto ed insieme termine di paragone rispetto a questa nuova dimensione quotidiana.
L’imperativo sociale del distanziamento diviene qui uno strumento per interagire con l’opera: l’immagine è ingrandita sino a perderne leggibilità e c’è bisogno che il fruitore faccia alcuni passi indietro per coglierne la visione d’insieme ed evocarne la sua memoria tattile.

Refocus
Il concorso REFOCUS, ideato dal MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali per il turismo), ha come oggetto la rimessa a fuoco della realtà in seguito agli effetti dell’isolamento che abbiamo vissuto, per capire come questo abbia modificato la percezione della realtà stessa.
Anno
2021
Scuola
Bauer
Area di interesse
Fotografia
Progettisti